domenica 4 ottobre 2015

NEGOZI DOVE VENDERE LE TUE CREAZIONI A ROMA: TEMPORARY STORES, POP UP STORES - CONCEPT STORES - WHERE TO SELL ART

 Vestiti, Abbigliamento Femminile


english text below

TEMPORARY, STORE, POP UP STORE, .... QUESTO E' QUELLO CHE CI VUOLE PER VENDERE!!!!!

Pop-up store, negozi a tempo - Sperimentare con la crisi


A Londra e New York la loro apertura è come un evento. I negozi a tempo possono essere la soluzione per chi vuole sondare il terreno in una nuova città oppure ha un’idea nuova da sperimentare sul mercato. In rapida diffusione anche nelle grandi città italiane: finora quasi solo a Milano, da quest'anno anche a Roma, Torino, Bari, Napoli, Bologna e Firenze. I suggerimenti e i requisiti per aprirne uno

di GIANLUCA MEZZOFIORE“La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma, o di tenersi in rotta a lungo”. Lo diceva il famoso sociologo Zygmunt Bauman appena tre anni fa, analizzando le strutture sociali del mondo globalizzato. Nell’era post-moderna, infatti, tutto è improntato ai principi di fluidità e rapidità. Tutto si dissolve e ricostruisce da un giorno all’altro. Anche le modalità di distribuzione risentono di questa “liquidità”.
Così in Gran Bretagna prima e a New York poi sono nati i cosiddetti pop-up store, i negozi che, come dice la parola stessa, “compaiono” all’improvviso e, nel giro di qualche mese, chiudono i battenti. In Italia il fenomeno è sbarcato nel 2007. C’è chi li chiama “negozi precari”, in ossequio alle incertezze provocate dalla crisi economica, e chi ne elogia il carattere fugace, mutevole, che farebbe scattare nel consumatore la sensazione di partecipare, una volta varcata la soglia del negozio, ad un evento di tendenza, unico nel suo genere.
Nel frattempo i “temporary shop” – questo il nome dello spazio che viene concesso a un brand per la vendita – si moltiplicano a vista d’occhio nelle principali città italiane, tanto che nel maggio 2008 un’associazione ha deciso di raggruppare gli operatori economici e i titolari delle location sotto un unico marchio. È nata così Assotemporary, l’associazione italiana del temporary shop: “Era un fenomeno in fase embrionale, scarsamente regolamentato – spiega Massimo Costa, responsabile di Assotemporary –, noi ci siamo costituiti come associazione nazionale di categoria proprio per promuovere, organizzare e coordinare gli imprenditori che vogliono intraprendere questo tipo di attività commerciale. Abbiamo più di 40 associati in tutta Italia, buona parte dei quali provengono da Milano. Dal 2009 però ci siamo allargati ad altre città italiane come Roma, Torino, Bari, Napoli, Bologna e Firenze”. Uno degli obiettivi a breve termine di Assotemporary è quello di organizzare anche corsi di formazione: “Saranno utili sia per gli operatori che per gli stessi addetti – sottolinea Costa -, perché, come si può immaginare, vendere mobili antichi o vestiti non è proprio la stessa cosa. Ci vogliono caratteristiche diverse che si possono acquisire con seminari mirati”. Ma quali sono i requisiti per aprire un temporary shop? “La prima condizione è naturalmente quella di disporre di uno spazio – continua Costa –, ma non è necessario essere proprietari, perché il contratto che abbiamo elaborato non è quello d’affitto, bensì rientra nella tipologia dei contratti di servizio”.
Un altro aspetto riguarda la vetrina del futuro negozio, che deve essere “visibile e attrattiva, in una zona commercialmente interessante, preferibilmente di in una città importante come un capoluogo di provincia”. Infine il gestore della location deve avere “tempo e voglia da dedicare all’attività, soprattutto per quanto riguarda la promozione e la comunicazione alle aziende”. Se inoltre l’imprenditore ha la possibilità di dedicare tempo anche alla vendita, “questo è sicuramente un servizio in più che si offre ai clienti – aggiunge il responsabile di Assotemporary –, altrimenti si può decidere di delegare all’azienda la vendita, con la formula del temporary retailer”.
Un impulso a questo tipo di attività viene dalla mancanza di vincoli, in termini legislativi, sulla licenza commerciale: “Si possono vendere per sei mesi tecnologie informatiche – commenta Costa –, e per i sei mesi successivi capi d’abbigliamento”. Così il fenomeno del negozio a tempo cresce in modo esponenziale, suscitando interesse nei media e nell’opinione pubblica. È proprio di questi giorni la notizia che a Milano ha aperto il primo temporary shop librario italiano. Si chiama “121” ed è specializzato in libri d’arte, di fotografia e per bambini. Centoventuno come i giorni che resterà aperto – fino al 18 marzo 2010 –, prima di svanire, anch’esso, nel nulla.


Ma ecco un sito utilissimo da segnarvi subito; http://www.gopopup.com/en e per non restare sedute a casa....

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Here there is a valid source to find pop up stores around (there is not Italy jet).... http://www.gopopup.com/en

Here there is a link where you can find

Rome’s coolest concept stores 

Retail in Rome is being revitalised by a new wave of distinctly 21st-century concept stores. Hannah Lewis reveals some of the best 


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